T. JUN’ICHIRO: LA MORTE D’ORO

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"T. JUN’ICHIRO: LA MORTE D’ORO"
21° VOLUME
Tanizaki Jun’ichiro
La morte d’oro

Come un buddha dal corpo d’oro, incorruttibile ed eterno nel suo giardino paradisiaco, il protagonista della Morte d’oro (1914) incarna, nella sua ricerca di perfezione, un ideale di bellezza insolito nell’estetica di Tanizaki Jun’ichiro. Così inusitato da indurre poi lo scrittore stesso a rinnegarlo. Ma è proprio a quest’opera che Mishima Yukio, affascinato dall’idea del corpo come manifestazione ultima dell’unione tra arte e vita, dedica un saggio pochi mesi prima del suo suicidio nel 1970. Un testo che nasce come originale rilettura della produzione di Tanizaki per poi divenire riflessione teorica sull’«estetica del narcisismo», cioè sulla tentazione dell’artista di fare di se stesso l’oggetto d’arte. Proprio quando ciò si realizza, al protagonista della Morte d’oro, come a Mishima, non resta altra soluzione che la morte sublime. L’atto finale non può che essere il suicidio, il realizzarsi di un sogno e l’ultimo tocco dell’artista.