ARAVIND ADIGA: LA TIGRE BIANCA
"ARAVIND ADIGA: LA TIGRE BIANCA"
3° VOLUME
ARAVIND ADIGA
LA TIGRE BIANCA
Seduto alla sua scrivania, l’imprenditore autodidatta Balram Halwai, detto la Tigre Bianca, scrive sette lucide e impietose lettere al primo ministro cinese che si appresta a visitare l’India. Gli racconta delle proprie origini e della propria storia: nato in una delle caste più basse, partendo da un fangoso villaggio all’in- terno del Paese (in cui «ogni buona notizia si tramuta in una cattiva notizia, e in fretta») arriva da ragazzo a New Delhi, dove mall sfavillanti, sontuosi palazzi e auto tirate a lucido da magri autisti in ciabatte si trovano a fianco di bordelli di lusso con bionde prostitute dell’Europa dell’est. Qui, nel nuovissimo quartiere di Gurgaon, assiste alla progressiva e inarrestabile corruzione del suo padrone, ne assimila la mentalità e intuisce che il modo per fuggire dalla gabbia della miseria esiste: commettere un omicidio, rubare e mettersi in proprio. Grazie a un duro lavoro, a pasti trangugiati in fretta, a un codice morale dettato dalle necessità produttive, ma soprattutto applicando le auree regole degli affari apprese da Mr Ashok, il suo defunto ex principale, il successo non tarda ad arrivare. Per il futuro si vedrà: forse potrebbe investire parte del proprio capitale in una scuola per bambini poveri di Bangalore. Una scuola piena di Tigri Bianche, in cui non si parla né di Gandhi, né dei trentasei milioni di divinità indiane.
ARAVIND ADIGA
LA TIGRE BIANCA
Seduto alla sua scrivania, l’imprenditore autodidatta Balram Halwai, detto la Tigre Bianca, scrive sette lucide e impietose lettere al primo ministro cinese che si appresta a visitare l’India. Gli racconta delle proprie origini e della propria storia: nato in una delle caste più basse, partendo da un fangoso villaggio all’in- terno del Paese (in cui «ogni buona notizia si tramuta in una cattiva notizia, e in fretta») arriva da ragazzo a New Delhi, dove mall sfavillanti, sontuosi palazzi e auto tirate a lucido da magri autisti in ciabatte si trovano a fianco di bordelli di lusso con bionde prostitute dell’Europa dell’est. Qui, nel nuovissimo quartiere di Gurgaon, assiste alla progressiva e inarrestabile corruzione del suo padrone, ne assimila la mentalità e intuisce che il modo per fuggire dalla gabbia della miseria esiste: commettere un omicidio, rubare e mettersi in proprio. Grazie a un duro lavoro, a pasti trangugiati in fretta, a un codice morale dettato dalle necessità produttive, ma soprattutto applicando le auree regole degli affari apprese da Mr Ashok, il suo defunto ex principale, il successo non tarda ad arrivare. Per il futuro si vedrà: forse potrebbe investire parte del proprio capitale in una scuola per bambini poveri di Bangalore. Una scuola piena di Tigri Bianche, in cui non si parla né di Gandhi, né dei trentasei milioni di divinità indiane.